La logistica alimentare non è solo un aspetto operativo, ma un elemento chiave per la sicurezza alimentare e la sostenibilità economica e ambientale. Da essa passano gli elementi chiave del successo del Made in Italy nel mondo: prodotti genuini, preservati con una catena del freddo responsabile, strumenti di tracciabilità precisi e affidabili, in un contesto di Supply Chain integrata e multicanale.

Come racconta Umberto Torello, “la logistica alimentare responsabile è fondamentale per garantire che i prodotti arrivino ai consumatori in perfette condizioni. La nostra partecipazione a Cibus e Macfrut ci ha permesso di mostrare come la nostra rete e le nostre infrastrutture possano sostenere il settore agroalimentare italiano, esaltandone qualità e capacità d’innovazione”.

Torello è stata infatti presente alle edizioni 2024 di Cibus e Macfrut: ecco considerazioni, vision e dati da due appuntamenti decisivi per la filiera del Food&Beverage italiano.

Cibus 2024, la logistica alimentare che fa la differenza per il Made in Italy

Dialoghi, riflessioni, conferme: questo è stato il Cibus 2024 alla Fiera di Parma, una kermesse che ha registrato 75mila presenze, tremila brand e altrettanti buyer presenti. Numeri da record per quella che è stata la sua ventiduesima edizione. 

Non poteva essere altrimenti, per un evento che si concentra su uno dei “brand” più noti e apprezzati al mondo, il Made in Italy agroalimentare. Un settore che raggiunge i 64 miliardi di euro di export, rappresentando circa il 10% delle esportazioni europee.

Tra i temi protagonisti, ii prodotti Dop e IGP: indicazioni di provenienza che, secondo Nielsen, contribuiscono alla crescita delle vendite al valore del +14% e a volume del 9,6%.

In questo contesto, compito della logistica alimentare è di lavorare accanto alle aziende del settore per tutelare non solo la merce, ma la loro reputazione. Insieme alle indicazioni geografiche e alle informazioni nutrizionali e salutistiche, infatti, emerge come le caratteristiche di tracciabilità dei prodotti e il livello di sostenibilità della logistica, diventino strumenti di comunicazione imprescindibile per la valorizzazione dell’impresa.

Come ricorda ancora Daniel Grimaldi, “l’agroalimentare italiano è già oggi uno dei massimi esempi di efficienza, qualità e sostenibilità. Investire in una logistica alimentare consapevole significa promuovere la salute dei consumatori e la reputazione dei brand. La nostra missione è assicurare che ogni prodotto mantenga la sua integrità e qualità durante tutto il processo di distribuzione. Lo dimostra il nostro impegno in DIF Network, in cui promuoviamo il trasporto a temperatura controllata anche per gli alimenti attualmente non normati dall’ATP”.

Packaging sostenibile? Sì (ma non basta)

Durante il Cibus, grande attenzione al tema della sostenibilità. D’altronde è una richiesta sempre più pressante da parte del pubblico target di riferimento: i dati snocciolati dall’Osservatorio Packaging del Largo Consumo (Nomisma), dicono che 2 italiani su 3 scelgono cibo e bevande in base alla confezione e, per la metà degli intervistati, il packaging è un aspetto cruciale per rendere il prodotto alimentare più green. Durante gli interventi,  è stato dato quindi largo spazio alle soluzioni innovative per la riduzione dei rifiuti da imballaggio, il packaging con materiali eco-compatibili e altre best practice per diminuire l’impatto del settore sull’ambiente.

Nessuna singola innovazione o tecnologia può però superare l’approccio strategico e intermodale. Che prevede, oltre al trasporto, anche soluzioni per la gestione ottimale dei magazzini – pensiamo allo stoccaggio a temperatura controllata – o l’ottimizzazione dei carichi, in modo da equilibrare il peso e massimizzare l’occupazione dei semirimorchi.

La supply chain agroalimentare è complessa e articolata. Rispettare il prodotto significa rispettare il cliente finale. Rispettare il cliente finale, e le sue mutevoli esigenze (dalla tracciabilità alla sostenibilità), diventa strategico per preservare e incrementare la propria reputazione di marca.

Macfrut, l’eccellenza italiana in un palcoscenico internazionale

Importanti anche i numeri di Macfrut, la kermesse della filiera ortofrutticola andata in scena al Rimini Expo Centre: più di 56mila i visitatori, +13% rispetto allo scorso anno, accolti da 1.400 espositori per un’area espositiva in crescita, arrivata a 34mila metri quadrati. 1.500 i top buyer, per una fiera che coniuga informazioni, business e networking in una piattaforma B2B. Un evento ormai di respiro internazionale, dove la partecipazione di operatori e buyer esteri è diventata ancora più rilevante, con il 40% di espositori internazionali.

Anche qui non sono mancati case study d’eccellenza e spunti di riflessione. Largo spazio alle tematiche ESG, per esempio con il convegno sul potenziamento inclusivo e sostenibile della filiera del caffè, a beneficio delle foreste tropicali. Spazio inoltre all’innovazione varietale e di prodotto, con nuove tecniche agronomiche che consentono di allungare il periodo di produzione di alcune tipologie d’uva (sia precoci che tardive), e alle colture ortofrutticole che migliorano l’assorbimento dei nutrienti somministrati, consentendo una riduzione dei dosaggi.

Il settore ortofrutticolo italiano può essere definito come la pietra angolare del comparto Food Made in Italy:

“300mila aziende, 1,3 milioni di ettari coltivati, 16 miliardi di euro di fatturato, 5,7 miliardi di euro di esportazione di prodotto fresco: l’ortofrutticolo italiano vede crescere il proprio appeal presso consumatori sempre più attenti a stili alimentari salutistici e sostenibili. La logistica alimentare, e in particolare la capacità distributiva dei prodotti freschi, diventa allora essenziale per assicurare qualità e sicurezza alimentare. Un traguardo che possiamo raggiungere solo attraverso un’ottica di collaborazione tra i diversi attori della filiera”, commenta Ferdinando De Caro.