Umberto Torello: “Una visione sul futuro della logistica a temperatura controllata”
Contributo Libro Bianco | Vie & Trasporti
Distribuzione Italiana Food. È il nuovo nome del DIF presentato in occasione dell’apertura del network al food & beverage a cui abbiamo dedicato l’evento “Verso l’apertura, il cambiamento, la crescita” lo scorso 27 ottobre 2021 a Bologna.
Di fatto, un’estensione a tutto il comparto alimentare che da un lato conferma il valore di crescita del singolo e del collettivo nel quale abbiamo sempre creduto, dall’altro ambisce a posizionarci tra i principali attori, a livello nazionale, per la distribuzione alimentare.
I mezzi, le competenze, gli affiliati. Il network era pronto.
La scelta è avvenuta quasi naturalmente, in conseguenza degli straordinari tassi di crescita dell’alimentare che ha tratteggiato i possibili scenari di un trasporto, quello a temperatura controllata, che merita attenzione. Un po’ di più rispetto agli altri comparti considerata la maggiore consapevolezza sull’alimentare, dove il consumatore è diventato più maturo, e sul loro processo di distribuzione.
Perché quando parliamo di food entra in gioco a gamba tesa la salute del consumatore. Trasparenza e tracciabilità diventano le parole chiave necessarie a garantire sicurezza e idoneità degli alimenti dalla produzione alla consegna. Ecco, dalla produzione alla consegna. C’è un gap a livello europeo che riguarda la mancata regolamentazione di alcuni prodotti termosensibili che necessitano invece di adeguate misure. C’è molta improvvisazione e poco controllo.
La stessa Clara Ricozzi – Presidente esecutivo e presidente CTS OITAF – ha posto l’attenzione su alcuni prodotti, vino e olio, sui quali il controllo è praticamente inesistente: si tratta di merce alimentare che arriva sulle nostre tavole senza alcuna assicurazione che non abbia subito sbalzi di temperatura. È in questo gap che il DIF vuole inserirsi cercando di rispondere alla domanda: perché il consumatore può sapere l’origine del prodotto e non come è stato gestito dal punto di vista logistico?
Abbiamo bisogno di rispondere a questa domanda per rendere più trasparente il viaggio del prodotto. Abbiamo individuato un bisogno comune agli attori del comparto alimentare e vogliamo identificare il DIF con uno standard più alto, con una logistica di qualità e un trasporto che garantiscono stabilità alle mutevoli condizioni ambientali esterne e il rispetto delle modalità di shelf-life previste dal produttore.
L’azienda di merce alimentare che si affida a DIF ha la certezza di arrivare al consumatore così come l’ha prodotta. A tutto vantaggio e del produttore e del consumatore.
In previsione di un forte sviluppo nei prossimi anni del settore, che si fa rapido interprete del cambiamento delle abitudini di acquisto, appare inevitabile la necessità di un punto di riferimento comune e di una normativa omogenea per il mondo dell’ATP. La mia, la nostra visione sul futuro della logistica a temperatura controllata è una filiera certificata dalla produzione al consumo, di cui ci vogliamo fare garanti.
DIF verrà a configurare una filiera certificata e approvata, stiamo lavorando per questo.
Quando su strada viaggerà un camion DIF, consumatori e clienti sapranno immediatamente che quel veicolo fa parte di una filiera certificata: mettere il logo e il nome sui camion non è mero esercizio di visibilità, ma segno tangibile che quando siamo su strada siamo pronti a metterci la faccia, a mettere in gioco noi stessi, la nostra Azienda e il nostro nome.
È necessario che le normative regolino il mercato. Noi abbiamo già cominciato.
Umberto Torello – Amministratore Unico DIF Network
Presidente della Sezione di Specializzazione Trasporti Alimentari Anita e Transfrigoroute Italia