DIF Network e l’impegno attivo per i prodotti strategici italiani: l’Olio Evo

Cambia seguendo la crescita del settore: da Distribuzione Italiana Freschi a Distribuzione Italiana Food. È il nuovo modello di business di DIF presentato in occasione dell’apertura del network al food & beverage. Di fatto, un’estensione logistica a tutto il comparto alimentare – secco, fresco, surgelato. Prodotti delicati con specifici requisiti normativi e un impegno attivo per i prodotti di alta strategicità per il nostro paese, lasciati fuori dal quadro normativo, per i quali bisogna esigere gli stessi standard di attenzione, rivedere i parametri che includono il mantenimento di temperature predefinite attualmente solo per determinate categorie. 

Tenere sotto controllo il prezioso carico 
Al secondo posto per la produzione di Olio Evo, l’Italia per tutelare uno dei suoi prodotti più rappresentativi e redditizi è dal 2016 che attraverso OITAF – Osservatorio Interdisciplinare Trasporto Alimenti e Farmaci – approfondisce, a cominciare dalle sedi universitarie, le tematiche connesse al trasporto del cibo, dei prodotti freschi e di quelli che hanno bisogno di una conservazione a temperatura controllata (farmaceutici e cosmetici), con l’obiettivo di garantire sicurezza e qualità lungo la supply chain, anche attraverso la definizione di protocolli condivisi per l’ATP.

Per l’Olio Evo esistono studi, realizzati da un apposito Tavolo di Lavoro di cui DIF Network fa parte, che fanno scendere la temperatura minima di conservazione ottimale a 6 gradi centigradi e quella massima a 25, ma per ora il consenso opta per l’intervallo 13-20.

Le linee guida sono dettagliate e chiare e si riferiscono alle condizioni di temperatura, umidità, orientamento e vibrazioni limite cui deve essere mantenuta la merce dal momento dell’uscita dagli stabilimenti di produzione sino agli scaffali dei punti vendita o al domicilio dell’acquirente finale. La maggiore novità consiste nella raccomandazione del mantenimento di forchette di temperatura rigide attraverso l’uso di veicoli o contenitori ATP in grado di garantirle di volta in volta nelle mutevoli condizioni ambientali esterne.

Tra gli altri fattori che vanno tenuti sotto controllo, l’esposizione alla luce è quella che nella fase di trasporto si risolve da sé, visto che l’olio confezionato è schermato dal packaging secondario e in alcuni casi anche terziario. L’esposizione alla luce è critica invece sugli scaffali, dove solo il packaging primario fa da barriera. Questa fase è quella dove la maggiore attenzione viene richiesta da parte del dettagliante. Il fattore vibrazioni è quello meno studiato e purtroppo nella fase di trasporto è anche quello più difficile da tenere sotto controllo, mentre in fase di stoccaggio e sugli scaffali è facilmente eliminabile.

È quindi tutta la filiera ad esigere un servizio di qualità, dalla spremitura dell’olio ai venditori al dettaglio che ne lamentano le criticità per fornire un prodotto le cui caratteristiche igieniche, nutrizionali e qualitative giungano al consumatore finale intatte. Proprio ai protagonisti dell’intera filiera OITAf si è rivolta per la stesura di linee guida per un corretto trasporto, stoccaggio e confezionamento di un protagonista del Made in Italy le cui caratteristiche organolettiche possono essere preservate solo con il trasporto a temperatura controllata. Le nuove linee guida sono state raccolte in un Documento Scientifico che DIF Network sta cercando di tradurre in raccomandazioni pratiche.